Reggio Calabria. «C’è chi da anni s’impegna per costruire un modello di sport su misura dei ragazzi, c’è chi da sempre ha sognato che questa volontà fosse condivisa dalla società civile e da tutti coloro che si dichiarano sportivi. Per questo, il dibattito, il confronto fra le più disparate posizioni in materia non deve essere materiale d’archivio o esiliato a sedi minori, ma anzi deve, necessariamente, essere al centro delle nostre strategie e delle nostre attenzioni». È questa la premessa della lettera aperta che il presidente del Centro Sportivo Italiano di Reggio Calabria, Paolo Cicciù, ha indirizzato a tutti i media per analizzare il fenomeno della sedentarietà giovanile partendo dallo studio “Ragazzi disaffezionati ad uno sport senza più valori”.
«Mi rivolgo a tutti gli sportivi, a chi ha responsabilità educative nella nostra amata città, mi rivolgo a chi ha il dovere d’informare per segnalare una situazione di degrado da troppi finora sottovalutata. Il degrado non è l’emarginazione sociale, è, prima che tutto, una mancanza di “sana inquietudine” per il futuro, per quello che sarà dei giovani di oggi, degli adulti di domani. Ciò che le persone, soprattutto i giovani, chiedono oggi allo sport è di dare senso alla loro vita. Prima del bisogno di sport, c’è bisogno di vita, di amore, di felicità, di salvezza dal male, dalla paura, dalla menzogna. L’attività sportiva diventa allora il principio generativo di relazioni, stile di vita, comportamento, dialogo, partecipazione, della tanto vituperata cittadinanza attiva. Una delle cause non marginali di questo fallimento è però senz’altro la crisi etica e morale dello sport professionistico e dello sport federale, che rischia di condizionare tutto il movimento sportivo, soprattutto i comportamenti delle nuove leve. Purtroppo, oggi, la deriva etica e “la fiera degli egoismi” rendono sempre più difficile proporre tra i giovani lo sport come scuola di vita ed esperienza umana rilevante. Per troppi di loro, l’attività sportiva comincia ad essere solamente fitness, divertimento opzionale, esibizionismo, consumo, moda. Per il Csi di Reggio Calabria tutto questo non basta, il movimento sportivo nazionale ed internazionale deve affrontare una grande sfida culturale: rimettere al centro della pratica sportiva la questione educativa e cioè, ripartire da un idea precisa di quale persona e quale società civile si vuole promuovere con lo sport. In nome e nell’interesse dei giovani diventa prioritario lavorare affinché le istituzioni capiscano la necessità di ridisegnare la mappa dello sport giovanile, attraverso politiche pubbliche che incoraggino la promozione di una pratica sportiva educativa e la progettazione di nuovi luoghi educativi dello sport, soprattutto nelle parrocchie, dove il ragazzo non sia solo un cliente, ma l’obiettivo di un progetto educativo articolato. In tal senso il progetto del Csi di Reggio Calabria “Vivi l’oratorio” punta a promuovere nuove forme di protagonismo giovanile nelle parrocchie della nostra provincia. A novembre partirà la terza edizione della manifestazione “Oratorio Cup”, evento sportivo che coinvolge ogni anno tremila giovani delle parrocchie. Il progetto culturale Csi non riguarda solo le parrocchie, ma coinvolge anche le società sportive e le scuole calcio protagoniste del progetto “Ragazzi in sport” : il progetto ha tra i suoi punti di forza la creazione di scuole calcio etiche nella nostra Città. Infine, troppo spesso gruppi informali e associazioni sportive sono coinvolte in attività sportive e campionati che puntano solamente a fare dello sport un tornaconto personale: economico, politico,d’interessi.Il Csi, come è noto a tutti, non starà in silenzio davanti a questi nuovi cattivi maestri dello sport calabrese. Saremo sempre in prima linea promuovendo una politica sportiva educativa che mette sempre al centro l’atleta, l’uomo. A breve il Csi di Reggio Calabria attiverà un forum per avviare un tavolo di discussione tra le società sportive, le istituzioni, gli enti e le federazioni sportive, con l’obiettivo di promuovere una “Carta Etica dello Sport” che metta fine a questa cultura distorta dello Sport.
Mi auguro, per concludere, che quest’intervento dettato dall’amore incondizionato verso il mondo dello sport e dei ragazzi non cada nel vuoto e venga a breve incamerato nel dimenticatoio, ma che tutti coloro che si sentono chiamati responsabilmente in causa da questa lettera aperta facciano sentire la loro voce per dare una dimostrazione a chi ci osserva, in particolar modo ai giovani di Reggio Calabria, le comuni o diverse direttrici che ci muovono ad operare nella stessa direzione: educare sportivamente parlando».
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