Rende. Il cedimento del ponte sul fiume Surdo è un fatto molto grave in una città che si dice europea. Di sicuro è la dimostrazione che nessuno ha mai pensato di dare una controllatina a questa e a tante altre strutture.
A Rende subiamo la totale mancanza di una seria politica di prevenzione. La città è a forte rischio idrogeologico, gli amministratori lo sanno da tempo ma non hanno mai attuato misure preventive per la sicurezza dei cittadini e del territorio. Si continua a pensare alla cementificazione del territorio e all’arredo, in certi casi morboso, di un paio di quartieri della città, mentre nessuna attenzione viene riservata alla messa in sicurezza delle infrastrutture contro frane e alluvioni. Eppure i campanelli d’allarme ci sono tutti.
L’anno scorso è franata mezza montagna a Rende centro storico. Il Comune in quell’occasione non aveva preventivamente realizzato i lavori di contenimento, nonostante avesse i fondi a disposizione. Nel marzo 2008, un nostro concittadino perse la vita per avere attraversato una passerella sul fiume Surdo, che addirittura lo travolse insieme alla sua automobile. Ho più volte segnalato che da un momento all’altro potrebbe crollare il ponte della liquirizia a Saporito, ma fino ad oggi nessuno è intervenuto. Le periferie sono piene di casi a forte rischio, soprattutto quelle bagnate dai fiumi, da Surdo, a Quatromiglia, passando per Commenda. Gli scarichi fognari nei fiumi, più volte denunciati inutilmente dal sottoscritto, abbondano.
Ma la cosa più grave è che a Rende si continua a costruire praticamente nel letto dei fiumi. Ormai è consuetudine che il Comune rilasci licenze edilizie a dir poco dubbie per quanto riguarda il rispetto della legge Galasso. Pochi sanno che l’anno scorso, all’ex stazione di Rende, vicino S. Stefano, il fiume è letteralmente entrato in una palazzina costruita sulla sua sponda. L’acqua è persino entrata nel vano ascensore col rischio di provocare una strage.
Proprio a distanza di qualche metro dal ponte che sta cedendo in questi giorni c’è un palazzone di fresca costruzione, i cui lavori sono iniziati a ridosso delle elezioni provinciali, che sorge praticamente nel letto del fiume. Mi chiedo: ma la cementificazione di un territorio può arrivare fino a questo punto, e senza che nessuno faccia nulla? Perché Legambiente quando viene in Calabria per piantare le bandierine “Fiume sicuro” va a compiere le indagini più scrupolose nei paeselli più sperduti del reggino e non pensa di fermarsi un po’ anche a Rende, la città dei palazzi e delle fogne nei fiumi?
Chi di competenza faccia la sua parte senza timori reverenziali prima che si verifichino le tragedie e sia troppo tardi.
Spartaco Pupo
Consigliere comunale PDL Rende