Palermo. Sono passate da poco le 22:30 di giovedì 15 aprile 2010. Al Foro Italico, Paola (nome immaginario), una giovane prostituta rumena di soli 23 anni, sale su una vecchia utilitaria di colore rosso. Alla guida c’è un nordafricano, quasi suo coetaneo. I due dapprima pattuiscono il compenso per una prestazione sessuale, quindi si dirigono a bordo dell’autovettura in un luogo appartato dove la ragazza è solita intrattenersi con i clienti. Si tratta di una banchina in penombra del molo Sant’Erasmo, un luogo che rassicura la giovane rumena che deve intrattenersi in intimità con uomini a lei sconosciuti.
Ad un tratto, piomba in auto un secondo giovane, anche lui di origini nordafricane, che – dopo avere puntato un coltello alla gola alla ragazza e tenendola ben stretta al sedile – le intima di non urlare. L’autista, a questo punto, riavvia il motore e si dirige in una zona isolata della zona industriale Brancaccio dove la giovane rumena viene costretta a subire ripetute violenze da parte di entrambi i giovani, protrattesi per quasi un’ora. Solo alla fine, i due malviventi decidono di lasciare andare Paola, facendola scendere dall’automobile nei pressi dell’autostrada e privandola anche del cellulare e degli effetti personali.
Ma alla ragazza, benché provata dalle violenze subite, non sfugge il numero di targa dell’autovettura che le rimane ben impresso nella memoria. Dopo avere chiesto aiuto ad un automobilista di passaggio, si fa accompagnare al Foro Italico dove racconta tutto ad una connazionale e quindi si reca in Questura per denunciare l’accaduto. Proprio il numero di targa, consente agli Agenti dell’Ufficio Prevenzione Generale della Polizia di Stato di identificare il primo giovane: si tratta di un 28enne tunisino, residente a Villafrati, coniugato con una cittadina italiana: il giovane alla guida dell’utilitaria di colore rosso che aveva adescato la ragazza, fingendo di essere interessato ad una prestazione a pagamento. Per rintracciarlo gli agenti della Polstato si sono rivolti alla Stazione Carabinieri di Villafrati i cui militari ben conoscevano macchina e soggetto per essersene occupati in passato per altre denunce. La collaborazione ha portato dunque al primo fermo di indiziato di delitto eseguito dalla Polizia di Stato.
Di seguito, sospettando che il complice potesse appartenere sempre alla comunità marocchina di Villafrati i Carabinieri hanno chiesto agli agenti della Polizia di Stato di poter ascoltare il racconto della giovane prostituta. In questo modo la rumena ha ricordato che il giovane, durante le violenze si era rivolto al suo complice chiamandolo per nome. Il particolare ha consentito quindi all’Arma di restringere il campo di ricerca, sino ad identificare anche il secondo giovane. Si tratta di un 19enne nato in Marocco, anche lui residente a Villafrati, celibe, incensurato, in possesso di regolare permesso di soggiorno. La giovane rumena è stata immediatamente in grado di riconoscere anche lui senza alcun dubbio. Rintracciato poco dopo, il giovane è stato sottoposto a fermo dai militari dell’Arma. I due giovani, dopo le formalità di rito, sono stati condotti presso il carcere “Cavallacci” di Termini Imerese dove dovranno restare senza possibilità di incontro tra loro e in isolamento.