Reggio Calabria. Di seguito la dichiarazione a verbale con la quale il consigliere comunale Nuccio Barillà nella seduta della I commissione del 2 agosto 2010, in merito all’approvazione del Psc (Piano strutturale comunale), ha motivato il suo voto contrario:
Ritengo che non esistano assolutamente le condizioni per procedere in questa fase alla votazione relativa alla proposta deliberativa in merito all’adozione del Documento Preliminare di Piano Strutturale Comunale. Votare in un contesto di profonda crisi o comunque incertezza ed emergenza istituzionale – con il sindaco dimesso e l’assessore di riferimento “sospeso” – oltre a rappresentare una operazione “debole” su un atto deliberativo “forte” è discutibile, alla luce delle sul piano stesso della legittimità. Si raffigura in sostanza come un’operazione di speculazione politico-elettorale mirata al “fare solo per poter dire ho fatto” piuttosto che mirata alla qualità del fare.
Inoltre la necessità da me sollevata insistentemente nel corso delle discussioni precedenti di estendere il processo partecipativo della Città – ben oltre “l’incombenza o pratica burocratica” dovuta per legge e quindi da “mettere agli atti” in qualche modo- non è stata soddisfatta e con questa frettolosa chiusura dei lavori viene di fatto soffocata. Le consultazioni sono state frammentarie e insufficienti, non sono stati attivati i laboratori di partecipazione e gli altri strumenti previsti da metodologie da tempo scientificamente conosciute e collaudate in modo tale da favorire una reale pianificazione comunitaria, a partire “dal basso”.
Per quanto attiene al merito, il documento preliminare – se si eccettuano molte analisi puntuali e apprezzabili sullo stato di fatto, con ricchezza di elaborati, e alcune timide aperture di orizzonte – non fa percepire una proposta di strategia complessiva di sviluppo e di ridisegno di territorio, in discontinuità. Insomma non si individua lo scenario della città possibile e gli obiettivi di fondo non negoziabili della pianificazione che attengono proprio alla funzione del PSC piuttosto che a un PRG.
Secondo me per una città a forte “rischio di implosione”, il PSC deve essere fortemente ispirato al principio di sostenibilità quale unica bussola per lo sviluppo del territorio, definendo i limiti dello sviluppo del territorio comunale in funzione delle sue caratteristiche, dei vincoli,della capacità di “carico”. Ciò francamente, al di là di generiche affermazioni di principio, non si percepisce.
In particolare andava individuata la complessiva capacità insediativa del territorio indipendentemente dalle previsioni di sviluppo demografiche o socio-economiche ma a partire delle condizioni delle risorse ambientali, paesaggistiche ed antropiche. Ciò avrebbe portato a porre un forte freno al consumo di suolo e alle nuove volumetrie a vantaggio del recupero e della riqualificazione quale grande opportunità di innovazione e sperimentazione. L’idea di risanamento è debole come deboli sono i limiti posti ad una nuova edificazione selvaggia. C’è il forte rischio che le porzioni del territorio che verrà classificato come “urbanizzabile” venga inteso come “da urbanizzare” viste le attese di trasformazione molto forti che potranno giovarsi del ruolo di regia assegnato alle società private, le così dette “STU -società di trasformazione urbana, con la perequazione che diventa, in questo scenario, contrattazione urbanistica al ribasso.
La normativa anche in fase di documento preliminare dovrebbe manifestarsi nei suoi caratteri di radicalità e di certezza gestionale, attraverso regole certe e trasparenti che rispondono ad esigenze non solo urbanistiche e ambientali ma anche sociali e tese all’affermazione della legalità. Ciò è fondamentale per una città su questo terreno assai esposta come dimostrato dalla “ Commissione d’indagine sull’urbanistica”.
Dalla impostazione del documento si percepisce la sensazione che non si sia colta appieno la valenza effettiva delle Linee Guida della Pianificazione regionale in particolare dove viene affermato che l’utilizzo di nuovo territorio va previsto “solo quando non sussistano alternative derivanti dalla sostituzione dei tessuti insediativi esistenti, ovvero dalla loro riorganizzazione e riqualificazione”.
D’altra parte la linea che il documento assume di accettare in modo rassegnato la “città costruita” e la “messa a norma della città esistente”senza una pianificazione mirata e senza un collegamento con l’esigenza di “diradamento urbano” e di demolizione del costruito in area di tutela, finirà per trasformarsi in una megasanatoria.
Prendo atto che è stata recepita e rivista – sulla base anche delle mie osservazioni in Consiglio a febbraio- la “distrazione” iniziale secondo cui “il PSC “ripartisce il territorio semplicemente in urbanizzato e urbanizzabile” includendo anche, come giusto, il territorio agricolo e forestale, anche se non sono state adeguatamente individuate le risorse naturali ed antropiche del territorio e le relative potenzialità.
Nel documento il paesaggio viene letto con metodi ancora troppo orientati alle aree di tutela paesaggistica e ambientale mentre sotto l’aspetto della pianificazione il paesaggio, soprattutto di una città come la nostra, deve acquisire una valenza strategica più complessa e complessiva.
Lo studio è troppo concentrato sull’area urbana, trascurando il sistema interno, i centri storici, la montagna, il Parco. Per esempio il disegno territoriale non include adeguatamente il sistema delle fiumare quali corridoi-ecologici (naturali) per la costruzione della relazione mare-montagna ma anche sistemi di parchi urbani attraverso cui recuperare il grande deficit di verde.
Più in generale il documento non è in grado di proporre specifici scenari- obiettivo e di rendere percepibile come praticabile l’idea della città diffusa o della Città Metropolitana, nella dimensione dell’Area dello Stretto che va dall’area grecanica alla Piana di Gioia Tauro con il Porto, e che coinvolga l’Aspromonte.
Per questi motivi insieme agli altri diffusamente già espressi in precedenza dichiaro il mio voto negativo rispetto all’atto deliberativo.
Il consigliere comunale
Nuccio Barillà