L’esperimento in origine si chiamò Gen8, e i risultati furono apprezzabili. Adesso la francese Archos ci riprova, migliorando là dove i device lanciati nell’autunno 2010 risultavano soffrire la concorrenza targata Samsung (Galaxy Tab) e degli altri produttori di tablet basati su Android (pochi) in grado di fare meglio della gamma di Internet Tablet transalpina. Se una pecca doveva trovarsi nei tablet Gen8 di Archos, certamente la poca Ram disponibile era il punto dolente. Poi, la mancanza di un modulo 3G integrato per connettersi anche al di fuori di zone con copertura Wi-fi obbligava gli smanettoni a inventarsi abbinamenti arditi per usufruire della connessione dati del proprio cellulare. Infine, ma si tratta di una scelta pratica che discende dall’utilizzo che si intende fare del proprio tablet, Archos con la serie Gen8 offriva due opzioni – principali, visto che la gamma era composta anche da dispositivi con schermo più piccolo – alla voce schermo: 7 pollici e 10.1 pollici. Tra qualche mese, il debutto della nuova generazione di tablet basati sul nuovo sistema operativo Android, specificamente studiato per i tablet (Honeycomb), offrirà una via di mezzo, l’otto pollici, che sostituirà la portabilità eccellente del 7″ aggiungento un form factor 4:3 invece che 16:9. Scelta condivisibile, visto che per un tablet sembra essere la dimensione ideale, giusto compromesso tra le doti di trasportabilità del 7 pollici e quelle di sostituto del netbook che vanta un 10″. Inoltre, l’adozione di un form factor 4:3 riprende le proporzioni dell’iPad, permettendo una facile scrittura con due mani anche nella configurazione orizzontale, tradizionalmente ostica ai 16:9 di grandezza superiore a 7″, visto che – a meno di non avere mani ciclopiche – la parte centrale della tastiera risulta difficilmente raggiungibile dai pollici in fase di scrittura.
Fatte queste premesse sui punti innovativi nel layout dei nuovi Archos Gen9, passiamo alle innovazioni tecniche. Innanzi tutto il processore, con un dual core OMAP 4 da 1.5 Ghz che sostituisce il processore da 1Ghz precedentemente adottato. Poi, cosa più importante, la quantità di Ram: dai miseri 256 mb di passerà a 1 Gb, quantità idonea per gestire al meglio il multitasking e tenere attivi in background più programmi. Saranno questi gli atout che, insieme al prezzo competitivo – si parla di una cifra sotto i 300 euro per il modello Archos 80 Internet Tablet da 8″ – dovrebbero consentire una buona affermazione del prodotto transalpino. Restano confermate le uscite HDMI, l’alloggiamento per le micro-Sd, la fotocamera da 720p, mentre vengono aggiunti la bussola e il ricevitore Gps. Infine, una chicca che dovrebbe esser ripresa da altri produttori, tanto brilla per utilità. I nuovi Gen9 avranno la possibilità di installare un modulo 3G che garantirà la connessione a internet anche in assenza di un hotspot wi-fi. Ma ciò non avverrà con soluzioni embedded sul dispositivo, bensì con una chiavetta usb (che verrà venduta al prezzo più che onesto di 49$) all’interno della quale installare la sim card dell’operatore preferito. La soluzione pensata per integrare la chiavetta usb è allo stesso tempo tanto semplice quanto geniale: nella scocca posteriore è stato ricavato uno slot che consentirà di inserire la chiavetta usb, che integrandosi perfettamente nella scocca farà un corpo unico con l’intero device: niente cavetti esterni, niente protuberanze. Appare facile pensare anche a un utilizzo con il proprio notebook, quando non viene installata sul retro del tablet, soluzione che la fa preferire a quei dispositivi che, invece, prevedono l’alloggiamento della sim-card internamente al tablet, rendendone di fatto impossibile un utilizzo con altri dispositivi.
Si candida a prodotto best-seller in autunno la nuova serie Gen9 di Archos, magari non verso la fascia di pubblico più glamour e meno attenta alle nicchie di mercato di produttori come quello francese, ma c’è da giurare che tra gli appassionati dell’hi-tech riscuoterà un enorme successo grazie al mix riuscito tra prezzo, Android Honeycomb, modulo 3G asportabile.
Fabiano Polimeni