Reggio Calabria. Alla fine Musi si è arreso. Da messia mandato in Calabria per riunire il partito è presto diventato profeta in fuga. Tutti oggi scaricano le responsabilità sulle sue scelte, ma la maggior parte della classe dirigente del PD omette di dire però di essere stata grande sostenitrice del suo arrivo. In una valanga di comunicati ognuno oggi cerca di difendere le proprie scelte e cerca di giustificarle con episodi passati o addossando colpe a chi non c’è più, come purtroppo troppo spesso accade. Ma guardando in faccia la realtà, in maniera lineare e senza pregiudizi di alcun tipo, di questa fase commissariale cosa resta? Che risultati ha prodotto? Prima del suo arrivo c’era un partito, forse troppo litigioso, questo è vero, ma a scegliere quella classe dirigente erano stati i cittadini. Arriva il commissario, scelto dall’oligarchia romana, per sanare le liti e il risultato evidente risulta essere la perdita di tutto quello che si poteva perdere, come: la provincia e la città di Reggio Calabria e città come Cosenza e Catanzaro. Tutto questo grazie ad un PD che in gran parte di queste elezioni scende sotto la soglia del 10%. Questo è il risultato incontrovertibile. A questo punto qualcuno si inventerà la solita scusa “ma Adamo e Bova…bla bla bla”. Adamo e soprattutto Bova all’epoca esprimevano delle perplessità, poi risultate fatti evidenti, sulla candidatura di Loiero. Lo facevano perché delegati dai cittadini che liberamente avevano scelto di aderire al partito. Certo la colpa è sempre altrui, ma se Loiero invece di esultare all’approvazione dell’area metropolitana reggina (fortemente voluta da Bova) torceva il muso e parlava di ingiustizia, perché poi ci sorprendiamo se il sindaco reggino, suo rivale, prende l’80% dei consensi a Reggio Calabria? Quella che poteva essere un’arma a suo vantaggio Loiero ha deciso volutamente di usarla come spada del suicidio. Questo naturalmente è solo uno dei tanti errori della gestione Loiero perché per scriverli tutti dovrei riempire pagine e pagine. Adesso Musi e tutti auspicano il congresso, ma qualcuno forse dimentica che all’epoca delle regionali i congressi si erano svolti e questo non è bastato per evitare il peggio. Più che dei congressi il PD avrebbe bisogno di far rispettare le regole che ha scritto nel suo statuto. Perché, se il commissario di turno crede che i problemi si risolvano depennando i dirigenti, nulla mai cambierà. Se in un colpo si sceglie di estromettere la componente di A Testa Alta che a Reggio è stata sostenuta dal 60% degli iscritti, consegnando di fatto alla minoranza la gestione del partito, di cosa ci si sorprende se il PD poi a Reggio arriva a stento al 9%? Ma, soprattutto, se la futura classe dirigente viene anch’essa commissariata con stupidi pretesti, mentre si consente ad un trentenne abusivo di Restare segretario regionale dei Giovani Democratici o se ancora tutto ciò avviene in un clima dove esistono federazioni come Cosenza, la più grande in Calabria, dove il congresso dei GD non si è mai fatto e se le decisioni sono prese dagli unici cinque partecipanti alle riunioni, perché ci sorprendiamo che tutto vada a rotoli? Se la federazione reggina dei GD è stata commissariata, quasi un anno orsono ormai, con il pretesto di non aver avviato il tesseramento, è lecito domandarsi adesso a che punto è questo tesseramento? Ma queste risposte risultano essere troppo facili per chi conosce il PD e i GD. Naturalmente anche sotto la gestione commissariale non è partito alcun tesseramento. Quando si mettono di impegno i giovani “futuri” sanno essere peggio dei grandi “presenti”. E se il pesce puzza sempre dalla testa, allora Raciti non è peggio di Bersani, è solo la sua identica fotocopia. Ma edesso, dopo che si è rotto tutto quello che si poteva rompere, una domanda è d’obbligo: chi ne ha tratto o ne trarrà vantaggio da questa situazione? Forse i soliti raccoglitori di cocci che saranno scelti in maniera antidemocratica da Bersani alle future politiche?
Massimiliano Tramontana – Giovani in Movimento