Reggio Calabria. Approvate in Consiglio Regionale le norme per il sostegno alle persone non autosufficienti con istituzione di un apposito fondo per la non autosufficienza. Si tratta di una serie di azioni in favore delle persone non autosufficienti per rendere efficaci gli interventi previsti dal Piano Sociale Regionale e dalla Legge Regionale di riordino delle Politiche sociali (23/2003), nonché dall’Asse III, inclusione sociale e dall’Asse IV, qualità della vita ed inclusione sociale, del POR FESR 2007-2013 . Secondo i dati elaborati dal Censis e dall’Agenzia dei servizi sanitari regionali, sono più di 84.000 nel 2010 nella nostra regione i soggetti anziani e disabili non autosufficienti. Tra gli aspetti più rilevanti della legge approvata dal Consiglio vi sono programmi di aiuto alla persona per l’assistenza domiciliare in forma autogestita; interventi economici per concorrere ai costi della deistituzionalizzazione; interventi specifici di assistenza domiciliare socioassistenziale, anche al fine di evitare o limitare al massimo i ricoveri impropri; favorire l’inserimento nel mondo scolastico; sostegno alle famiglie nel cui nucleo sono presenti soggetti non autosufficienti soprattutto per quei nuclei familiari con redditi sotto la soglia di povertà. Secondo quanto dichiarato dal relatore della legge, onorevole Claudio Parente: “L’istituzione del fondo regionale per i non autosufficienti assume il significato di introdurre e rafforzare singoli servizi (prevalentemente domiciliari), ma anche la base per avviare un percorso di sviluppo pluriennale, con un progetto unitario e magari obiettivi specifici. Il Fondo, in futuro, andrebbe potenziato ed anche utilizzato come strumento per il complessivo ripensamento delle politiche regionali di assistenza continuativa costituendo un settore differente rispetto alla sanità ed ai servizi sociali, un’area di welfare autonoma con una sua precisa specificità ed una propria dignità politico istituzionale. Purtroppo l’attuale fase di turbolenza finanziaria comporta il rischio di un ritorno al passato quando la gran parte dei disabili e dei soggetti non autosufficienti vivevano a domicilio con il lavoro di assistenza suddiviso tra badanti più o meno improvvisate e la famiglia o almeno un componente della stessa impegnate nell’assistenza informale. Nell’attuale situazione di risorse limitate e pressioni finanziari – ritiene Parente- la riforma complessiva del comparto della non autosufficienza può sperare nel successo solo se si riuscirà ad attivare, in uno sforzo coordinato, le potenzialità di tutti i soggetti coinvolti nel progetto di assistenza (pazienti, famiglie, operatori) coniugando un nuovo approccio culturale assistenziale, con le istituzioni impegnate a riformulare il sistema di assistenza ed a reperire i fondi anche attraverso azioni mirate come l’armonizzazione tra sistema previdenziale e fiscale, la riforma dell’indennità di accompagnamento, la revisione dell’ISEE ed il ruolo che potrebbe avere l’INPS, ad esempio organizzando un fascicolo elettronico della persona non autosufficiente e della famiglia, realizzando cosi un’anagrafe generale delle posizioni assistenziali, al fine di monitorare lo stato di bisogno ed il complesso delle prestazioni rese da tutte le amministrazioni pubbliche”.