Reggio Calabria. La Corte d’Assise d’Appello, presidente Salvatore Amodeo, dopo due ore circa di camera di consiglio, ieri pomeriggio ha confermato in pieno la sentenza di primo grado inflitta a Carmelo Megale per l’omicidio di Antonino Russo. Megale, 24enne, è stato condannato lo scorso gennaio (col rito abbreviato) a 16 anni di reclusione, 2 mila euro di multa, interdizione dai pubblici uffici, interdizione legale per la durata della pena, misura di sicurezza della libertà vigilata per un periodo non inferiore a 3 anni, oltre al risarcimento del danno alle parti civili, la madre e le sorelle della vittima, nonché il nonno e la zia, danno che in parte è stato liquidato già con la sentenza di primo grado e in parte da liquidarsi in sede civile.
Lo scorso 29 novembre l’udienza era stata dedicata alla relazione dell’accusa, il pg Scuderi, che ha chiesto la conferma della pena inflitta in primo grado. Ieri, invece, la discussione del difensore delle parti civili, tutte rappresentate dall’avvocato Francesco Floccari, e dei due legali dell’imputat, gli avvocati Emanuele Genovese e Antonio Managò, i quali nei motivi d’appello chiedevano di qualificare il reato come omicidio preterintezionale e comunque la concessione delle attenuanti generiche e dell’attenuante della provocazione. Il difensore delle parti civili ha concordato invece nella richiesta dell’accusa di confermare in toto la condanna di primo grado.
Megale ha ucciso a Bagaladi il compaesano Antonino Russo con 7 colpi di pistola; dopo una breve fuga nell’immediatezza del delitto, il 24enne, di professione barbiere, si costituì ai Carabinieri e a loro spiegò i motivi, passionali, che lo spinsero a uccidere Antonino Russo. Una solida amicizia, quella tra i due, erosa dalle liti per una ragazza straniera. L’ennesimo diverbio la notte di ferragosto; i dovevano chiarirsi e invece finì in tragedia. Le pressanti indagini dei Carabinieri della locale stazione e della Compagnia di Melito Porto Salvo, a quell’epoca diretta dal capitano Onofrio Panebianco, convinsero poco dopo tempo Megale a costituirsi ai militari dell’Arma, ai quali raccontò che pochi giorni prima dell’omicidio, aveva avuto la peggio in una violenta colluttazione con Russo.
Fabio Papalia