Cosenza. E’ ormai sotto gli occhi di tutti che il diritto alla salute a Cosenza non viene più garantito come nelle altre città e regioni d’Italia e addirittura neanche rispetto al resto della Calabria. Un piano di rientro che si occupa esclusivamente di questioni contabili più che di problemi sanitari con la drastica riduzione del numero dei posti letto ospedalieri senza una adeguata erogazione di servizi sanitari territoriali alternativi, ha ridotto, pericolosamente, la copertura dei bisogni di salute dei cittadini. E’ di qualche giorno fa, infatti, la disposizione del Direttore Generale dell’Azienda Sanitaria Provinciale di Cosenza, dottor Gianfranco Scarpelli, di bloccare i ricoveri per mancanza di posti letto in tutta la provincia. E’ la dimostrazione, se ce ne fosse ancora bisogno, che i LEA (livelli essenziali di assistenza) non sono più garantiti sul nostro territorio. Entro fine mese, poi, si concluderanno le procedure di riordino della rete ospedaliera della provincia di Cosenza in base ai decreti n. 118 del 2010 e n. 106 del 2011 emanati dal Commissario ad Acta per l’attuazione del Piano di Rientro, onorevole Giuseppe Scopelliti. Detti decreti prevedono la dismissione dei presidi ospedalieri di San Marco Argentano, Lungro, Trebisacce, Cariati, Praia a Mare, con la perdita di 291 posti letto e la contestuale trasformazione in CAPT (Centri Assistenza Primaria Territoriali), che sono strutture senza posti letto. E’ previsto, inoltre, il depotenziamento e la trasformazione dei presidi ospedalieri di San Giovanni in Fiore ed Acri in ospedali di zona montana. E’ facile prevedere cosa potrà succedere al Pronto Soccorso dell’ospedale cittadino dal primo di aprile, in una struttura che già oggi fatica a contenere gli accessi quotidiani già notevolmente aumentati rispetto al passato. Ad aggravare la situazione, l’incertezza sul futuro di centinaia di precari che operano nella sanità cosentina, nonostante il miracoloso “ritrovamento” del nulla osta regionale riguardante le stabilizzazioni effettuate, nonché lo stato di forte disagio e disorientamento che grava su tanti altri precari non ancora stabilizzati in vista dell’imminente scadenza dei loro contratti (giugno 2012). Per tenere alta l’attenzione dell’opinione pubblica, dei cittadini-utenti, su questioni così gravi e preoccupanti, come il mancato diritto a potersi curare in caso di bisogno, la CGIL di Cosenza organizzerà entro fine mese una iniziativa pubblica, chiamando i vertici della sanità cosentina e calabrese ad una discussione di merito dove saranno illustrate le proposte della CGIL per arginare una pericolosa deriva.
Cgil Cosenza