Reggio Calabria. Otto ex dipendenti dell’indotto Ansaldo-Breda si sono rivolti alla Procura della Repubblica denunciando di essere stati discriminati sia dall’Ansaldo-Breda che dai sindacati che sono riusciti a concordare l’assorbimento da parte dell’Ansaldo di trentasei unità provenienti dalla ditta Simmi, mentre per i denuncianti travolti da ben sei ditte in meno di due anni si è spalancata la porta della mobilità, ovvero della perdita del posto di lavoro. I denuncianti parlano apertamente di mobbing sindacale e aziendale poiché non si spiegano come nessuna soluzione sia stata trovata per dieci unità mentre nulla ha impedito a trentasei dipendenti di altra ditta a transitare nei quadri dell’Ansaldo. Nessuna guerra fra poveri, puntualizzano i disoccupati, felici per la soluzione trovata per gli ex operai Simmi, ma soltanto una giusta rivendicazione di giustizia sostanziale anche perché abbiamo subito lesioni alla nostra dignità personale e professionale con conseguenze stressoggeni derivanti dalla perdita del posto di lavoro e dalla evidente discriminazione cui sono stati sottoposti rispetto ad altri colleghi le cui difficoltà si sono registrate dopo quelle che hanno portato al licenziamento dei denuncianti.
Gli stessi chiedono alla procura di accertare per quale motivo mentre dieci lavoratori restano in mobilità l’Ansaldo assume trentasei unità provenienti dallo stesso indotto. Dura sciabolata poi nei confronti di un sindacalista della Uil che ha cercato di addolcire la pillola spacciando per conquista sindacale il diritto dei lavoratori in mobilità a partecipare a tirocini formativi determinando la veemente reazione dei lavoratori che si ritengono insultati a livello intellettivo. Infatti, puntualizzano Enzo Siclari e Antonino Morabito, questo sindacalista che non è nuovo a sortite di questo genere non sapeva che noi da tempo eravamo stati contattati direttamente dall’ente presso il quale siamo stati avviati a frequentare il tirocinio. I due operai segnalano inoltre l’affanno dei sindacati che a tutti i costi tentano di capire l’oggetto delle nostre denunce alla Procura della Repubblica. Evidentemente, proseguono i lavoratori che si ritengono mobbizzati, hanno motivo di preoccuparsi perché siamo stati trattati quali figli di nessuno con l’assenso dell’Ansaldo-Breda nei cui confronti hanno chiesto approfondite indagini da estendersi anche al comportamento di almeno quattro sindacalisti. Con l’ultima iniziativa giudiziaria assunta, concludono i disoccupati, gli esposti presentati contro sindacalisti e Ansaldo-Breda diventano ben tre e rischiano di crescer ancora se non si trovano sbocchi anche per noi figli di un dio minore.
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