Vibo Valentia. La notizia della probabile chiusura dello stabilimento dell’Italcementi di Vibo Marina è di quelle che non fanno dormire la notte e come tale merita una immediata mobilitazione istituzionale. Il rischio che 82 dipendenti facciano le valigie e ritornino a casa resta incombente, almeno fino a quando la società di via Camozzi a Bergamo non avrà smentito la voce secondo cui lo stabilimento di Vibo Marina potrebbe essere nell’elenco delle sedi da dismettere. Prefetto, presidente della Provincia, sindaco di Vibo Valentia, presidente di Confindustria, sindacati e quanti possono apparire interessati alla vicenda, da questo momento hanno il sacrosanto dovere di intervenire e capire da che parte sta la verità e soprattutto se la minaccia di chiusura è reale o fa parte del piano di discussione più complessivo che l’Italcementi sta affrontando per superare gli attacchi derivati dalla crisi economica europea. Quel che più conta è che occorre investire, immediatamente, del problema il Gruppo che fa capo alla famiglia Pesenti. Vibo Marina non può cancellare d’un colpo la sua sede. Soprattutto non può dare, proprio oggi, un ko alle sue speranze di ripresa occupazionale. Spetta al Prefetto Michele di Bari conoscere la portata e gli eventuali effetti della “voce” e provvedere all’assunzione di iniziative volte a scongiurare la veridicità della notizia. Che Vibo Valentia ed il suo territorio debbano mobilitare tutte le articolazioni chiamate in qualche modo ad affrontare un eventuale “caso Italcementi” proviene dalla consapevolezza che il nostro territorio ospita una struttura di forte avanguardia europea e quindi capace di assicurare una produttività ed un livello occupazionale che non possono passare inosservati. Diventa davvero assurdo prevedere una chiusura dei battenti di uno dei colossi più rilevanti della produzione del cemento e del calcestruzzo. Lo stabilimento Italcementi di Vibo Marina ha rappresentato una punta di orgoglio per il mondo del lavoro e non possono andare deluse le aspettative di chi oggi offre le proprie prestazioni ad un’Azienda che nel passato ha richiesto enormi sacrifici anche di carattere ambientale ai lavoratori dipendenti. Oggi con le voci raccolte in ambienti più o meno interessati vengono messi a rischio 82 posti di lavoro, occupati da dipendenti chiamati spesso a notevoli sacrifici. La notizia che preoccupa tutti, lavoratori e non, tocca l’attività di un’Azienda che ha un interesse intercontinentale ma che ha nella sede di Vibo Marina una sua fetta di storia che non può essere dimenticata. Forse non guasta ricordare che la cementeria di Vibo Marina è stata realizzata nel 1939 ma il primo forno venne avviato nel 1944 per difficoltà belliche; il secondo nel 1949; il terzo nel 1961 ed il quarto nel 1967. Negli anni a seguire vengono eseguite importanti ed avanzate opere di natura ambientale che hanno portato, però, alla demolizione degli stessi quattro forni per far posto, nel 1988, al primo esercizio completo della nuova linea di cottura che registra oggi una produzione di 480.000 tonnellate di clinker con buoni risultati ambientali. Soltanto nel 1973 l’Italcementi acquista il Gruppo Cementi Segni. Ma è nel 1998 che l’Italcementi ottiene la certificazione di qualità Iso 9002 mentre nel 2003 viene concluso l’iter per la certificazione ambientale Iso 14001. Oggi l’attività dello stabilimento viene messa in discussione e Vibo Valentia, e le sue istituzioni, non possono tacere o rimanere indifferenti di fronte allo spettro di una minaccia, di portata storica. che se vera potrebbe rappresentare un fatto negativo nel già afflitto mondo vibonese del lavoro.
Filippo Curtosi – Segretario provinciale aggiunto Cisal