Reggio Calabria. Quando, nel 2007, Ethos chiese le dimissioni dell’Amministrazione guidata dall’allora Sindaco Scopelliti per le vicende bollette pazze ed assunzioni clientelari, si gridò allo scandalo, meglio, “all’attentato”. Per non parlare, poi, della vicenda Longhi Bovetto, o di quella “Fallara”, o delle decine di altre vicende che hanno interessato direttamente l’Amministrazione Scopelliti e per le quali sono state puntualmente chieste le dimissioni. Così come per quella Italcitrus, già ampiamente analizzata da Ethos a suo tempo, le cui evidenti responsabilità ricadono sugli stessi protagonisti di quel modello che ha prodotto, di fatto, solo debiti, tasse, disoccupazione e scioglimento per contiguità con la ndrangheta. Prima ancora che una questione giudiziaria, visto che l’agire di questi soggetti ricade inevitabilmente sulle vite di centinaia di migliaia di persone, si tratta di una questione d’opportunità o, se preferite, di sopravvivenza. Questa persone hanno ampiamente dimostrato di che pasta siano fatte e come intendano la res pubblica. Francamente di gente così, pensiamo che il territorio non ne abbia bisogno. Al contrario, proprio dalle ceneri lasciate, è possibile costruire, ex novo, un’altra Città. Si tratta di avere un’idea di Città, che magari nasca da un sogno, ma che sia concreta e realizzabile, che faccia cioè i conti con la riduzione dei trasferimenti statali, con la mancanza di fondi nelle casse, con debiti notevoli, con una crescente disoccupazione e, soprattutto, con la complessità, orografica e non, del territorio. Certamente non sono la ndrangheta, o i finti politici, o i finti imprenditori, o i finti burocrati la via da seguire, ma, partendo da un’attenta e mirata analisi delle risorse umane e naturali che a queste latitudini abbondano, si tratta di dare valore a ciò che già c’è, all’esistente. La questione è talmente semplice e lineare che potrebbe sembrare anche retorico parlarne, ma così è. Dal bergamotto, alla seta, dal vino, all’olio, dal Lido Comunale, al Parco Nazionale d’Aspromonte, dai Bronzi di Riace, al Castello Aragonese, da Chianelea di Scilla, al Lungomare Falcomatà, dall’energia solare, a quella che sfrutta il moto perpetuo del mare ecc. Le maestranze reggine in questi settori e le competenze scientifiche dei nostri giovani talenti universitari, se adeguatamente coordinate da un’attenta, responsabile, capace e competente classe dirigente, potrebbero fare la differenza in termini di sviluppo, di occupazione e di crescita, che dovrebbe essere sorretta, proprio in un momento di crisi così profonda, da una seria e mirata politica di defiscalizzazione e di riduzione del carico fiscale per gli imprenditori che decidessero di investire in questi specifici settori. La questione centrale, tuttavia, il problema di fondo, non è la mancanza di idee attraverso cui rendere autosufficiente, sotto qualunque aspetto, la Città di Reggio Calabria, cosa del tutto possibile e realizzabile. Il nocciolo della questione è rappresentato dal metodo con cui si amministra, con cui si pratica la politica predicata ed esso è inesorabilmente condizionato dalla natura e dalla storia delle persone che lo applicano. Il modello Reggio ed i suoi ideatori e protagonisti hanno dimostrato di avere un determinato metodo; Ethos ne ha uno diverso, diametralmente opposto.
Ethos