Reggio Calabria. Si è svolta venerdì 21 marzo, presso la Stazione FS di Santa Caterina di Reggio Calabria, all’interno della rassegna “Un Libro per Amico. Viaggi nel Mezzogiorno d’Italia”, la presentazione del libro “Storie rriggitane” di Pasqualino Placanica (Disoblio Edizioni), promossa dall’Associazione Incontriamoci Sempre e da Calabria d’Autore. Nel corso della presentazione sono intervenuti: Antonio Calabrò (Scrittore), Letizia Cuzzola (giornalista), Natale Zappalà (Ricercatore e Scrittore), Salvatore Bellantone (Editore), Pasqualino Placanica (Autore del Libro). La presentazione si è inaugurata con la recita del racconto Il mafioso, lo Stato e il cittadino, presente nella raccolta, dopodiché Antonio Calabrò e Letizia Cuzzola hanno conversato con l’autore del libro e con gli altri ospiti, proponendo diverse domande tratte dai principali temi affrontati nella raccolta Storie rriggitane: svuotamento della città e dei paesi, amore per la nostra terra, presunta assenza di regole, ‘nnacamento, distinzione tra ‘ndranghetisti e malati di ‘ndrangheta, quale futuro ha la Calabria e se ne possiede uno. Salvatore Bellantone ha raccontato come all’inizio si pensava di pubblicare un solo racconto, finalista del Premio Letterario All’in Sud, mentre poi si è optato per l’intera antologia, perché è suddivisa in tre sezioni, strettamente connesse, che mettono a fuoco i principali problemi della città di Reggio Calabria: la poliedrica decadenza attuale rispetto allo splendore della sua storia passata, dovuta a un modo di pensare e di vivere degli abitanti irresponsabile e privo di quel senso civico necessario per stare in una comunità, i quali non fanno altro che alimentare la mentalità mafiosa e criminale, specialmente nelle nuove generazioni. Natale Zappalà ha chiarito innanzitutto come nel leggere le Storie rrigitane di Pasqualino Placanica ci sia sempre una contrapposizione velata tra il passato di Rhegion, inteso come la grande bellezza, e il presente di Reggio, considerabile invece a paragone del primo come la grande bruttezza. In secondo luogo, ha raccontato alcuni aneddoti che hanno fatto della città di Rhegion unica nel suo genere: è stata la prima polis ad avere una Costituzione basata su leggi scritte, che se non osservate comportavano ammende pecuniarie (mentre altrove insisteva la legge del taglione); il suo redattore, Caronda di Catania, contravvenendo alle leggi che lui stesso aveva scritto, ha chiesto di essere multato; i ricchi reggini, dopo l’assedio di undici mesi da parte di Dionigi di Siracusa, hanno pagato il riscatto per la libertà di tutti quei reggini che non potevano permetterselo. Mentre un tempo, ha spiegato Natale Zappalà, la polis era condivisione di valori e volontà di mantenerli, oggi la città vive di falsi valori e illusioni, che mette in contrasto gli uni gli altri persino nel medesimo condominio. Per cambiare, occorre incentrarsi sulla cultura intesa in senso scientifico, sull’educazione verso i valori sani, smetterla di piangersi addosso, come siamo soliti fare, e dare l’esempio, elementi tutti presenti nelle Storie riggitane.
Pasqualino Placanica ha risposto alle numerose domande, chiarendo che la Calabria è bellissima ma il problema siamo noi. Non riusciamo a invertire rotta nemmeno di fronte allo spopolamento dei nostri paesi e alla fuga dei giovani altrove. Occorre invece migliorare quello che si ha e creare le condizioni affinché i giovani restino nella nostra terra. Innanzitutto, ha continuato l’autore di Storie rriggitane, bisogna amare il proprio territorio e salvaguardarlo, non usandolo e abusandone per fini economici, rispettare le regole e non ignorarle come si è soliti fare, dare l’esempio ai più giovani, smetterla di fare i malati di ‘ndrangheta. Mentre gli ‘ndranghetisti, ha spiegato la differenza Pasqualino Placanica, sono pochissimi e non danno mai a vedere di essere tali, i malati di ‘ndrangheta invece sono tutti gli altri, la maggior parte, quelli che pensano di essere come i primi e invece non sono nulla. Si atteggiano, si ‘nnacano, per approfittarne della gente, ma in realtà bleffano. Se lo fossero davvero, non avrebbero bisogno di esternarlo alla prima occasione utile. Noi reggini, ha continuato l’autore di Storie rriggitane, siamo tutti come nel secondo caso, malati di ‘ndrangheta, bleffiamo. Bisogna invece smetterla di ragionare così e ridare la carica all’orologio di Reggio, e se nessuno lo fa, dobbiamo farlo ognuno di noi realmente. Il futuro della città, ha concluso Pasqualino Placanica, sono i nostri figli. Dobbiamo dare l’esempio, anche nell’uso delle cose, e stare loro vicino per evitare che si perdano in brutte strade, come la criminalità o la prostituzione, per una ricarica telefonica o per meno ancora. Dobbiamo tornare a essere dei veri cittadini. Allietata da parole e musica scelta dallo staff di Calabria d’Autore, è stata, insomma, una conversazione/presentazione ricca di spunti di riflessione sul principale problema della città di Reggio e della Calabria, il modo di pensare della gente, primo nemico da combattere per invertire lo spopolamento locale e per tornare a essere orgogliosi della propria terra e di se stessi.
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