Reggio Calabria. E’ noto che l’ingresso in un tempio, non importa a quale religione dedicato, comporta un abbigliamento “consono” alla sacralità del luogo. Anche in tempi in cui, clima permettendo, le donne vestono spesso coperte da due coriandoli ed un francobollo e gli uomini con il solo francobollo, è giusto rispettare il livello di sacralità prima accennata. Oggi, 29 aprile 2016, martedì, un mio amico si è recato, nel tiepido pomeriggio primaverile (erano circa le 15) alla sede della Regione Calabria di Reggio, dovendosi recare al Co.Re.Com. per una vicenda relativa ad una conciliazione. Ad un tratto, però, una delle solerti guardie giurate poste a custodia dell’ingresso, evidentemente allertata dall’antiterrorismo, ha beccato il soggetto in flagrante: vestito decentemente, anche se non certo riccamente, costui, infatti, aveva subdolamente tentato di superare le sacre soglie calzando…indecorose infradito! Neanche nei templi più importanti, solenni e conservatori gli erano stati frapposti ostacoli; egli, infatti, è solito calzare sandali leggeri per tutto l’anno, sia per ragioni fisiche, sia per abitudine consolidata. Di fronte a statue di Santi e Madonne, a monumenti di solenne valore religioso, storico, morale o politico, l’amico si era abituato troppo bene, finché non ha dovuto fare i conti con i “receptionist” della Regione Calabria.
Alla richiesta di poter vedere la norma scritta anti–infradito, i Guardiani del Tempio calabrese non hanno saputo né voluto soddisfare questa folle richiesta: “E che ti pare, che siamo alla Basilica di San Pietro, qui? Bello, lui! Qui siamo alla Regione Calabria, indiscusso, trasparente monumento alla moralità ed all’onestà, il che comporta, appunto, un verecondo abbigliamento “consono”. Nel quale, evidentemente, le infradito o i sandali costituiscono “offesa al pudore”. Questo è, in effetti, il Palazzo da cui sono transitati (e transiteranno ancora) fior di galantuomini con scarpe di gran marca, calzando le quali, spesso, superati in uscita i controlli delle solerti Guardie della Moralità, sono andati ad affrontare quelli della galera. Con le scarpe di lusso, però; mica con le infradito!
Comunque, niente da fare: al Co.Re.Com. non si va; di qui, con le infradito non si passa, che diamine. Si rimane almeno perplessi di fronte ad un simile, piccolo episodio, segnale, però, di un atteggiamento classista ed arbitrario. Se, infatti, salterà fuori la norma richiesta da quel pazzo del mio amico, sarà ben difficile che ci sia un richiamo ai calzari; chi, dunque, decide che cosa sia o non sia “consono”? La Guardia del Tempio, divenuta una specie di Polizia Religiosa come avviene nell’Afghanistan dei tanto vituperati Talebani?
Intanto, nei piani alti, continua ad imperversare una turba di galantuomini al di sopra di ogni sospetto e certamente di specchiata onestà e moralità: basta guardare le loro scarpe, per esserne convinti! Non li si può certo disturbare da parte dei poveri, dei modesti, degli emarginati oppure, semplicemente, da parte di chi non crede di recare offesa a chicchessia, se calza infradito sui piedi peraltro puliti. Non è che, per caso, ‘sti galantuomini non siano una torma di impauriti bacchettoni? Come diceva la buon’anima di Corrado, non finisce qui!
Lettera Firmata
Gentilissimo lettore, le segnalo un articolo che ho scritto lo scorso 31 agosto proprio su tale argomento. Nell’articolo troverà il disciplinare per l’accesso durante i lavori dell’Assemblea consiliare del Consiglio regionale della Calabria. Il disciplinare si riferisce all’accesso alla sala consiliare e alle sue pertinenze durante i lavori dell’Assemblea, ma troverà quanto mai istruttivo che lo stesso presidente della Regione Calabria non ha rispettato le regole imposte dalla Regione Calabria ai calabresi. Cordiali saluti.
Fabio Papalia