di Fabio Papalia
Reggio Calabria. I veri amici si vedono nel momento del bisogno, ma anche un’aula di tribunale è un buon “banco” di prova, specie se sei sul banco degli imputati e il tuo avvocato sta cercando di capovolgere una sentenza di condanna in un’assoluzione. Stamattina, tra il pubblico ad assistere alla penultima udienza del processo d’appello del caso Fallara, c’erano solo Franco Zoccali (ex direttore generale del Comune di Reggio Calabria ed ex direttore generale della Regione Calabria), Giuseppe Agliano (da sempre un suo colonnello) ed Enzo Sidari (ex assessore comunale).
L’imputato è l’ex sindaco di Reggio Calabria, ex presidente della Regione Calabria, che proprio per effetto della legge Severino si è dimesso dalla massima carica regionale dopo la condanna del 27 marzo 2014 a 6 anni di reclusione per abuso d’ufficio e falso in atto pubblico per le autoliquidazioni dell’allora dirigente comunale del settore bilancio, Orsola Fallara, poi morta suicida. Giuseppe Scopelliti ha seguito il processo seduto alle spalle del suo avvocato, comprensibilmente nervoso. Un piede che solo di rado smette di tambureggiare col pavimento, qualche colpetto di tosse a scandire la lunga arringa e i passaggi che la difesa ha ritenuto decisivi per perorare la richiesta di assoluzione. Orsola Fallara agì da sola, all’oscuro di Scopelliti; si autoliquidò somme ingenti non per creare un fondo nero da usare per aumentare il consenso elettorale di Scopelliti, ma unicamente col fine dell’arricchimento personale. Questa la tesi del difensore, il quale ha più volte richiamato la conferenza stampa tenuta dalla stessa Fallara a Palazzo San Giorgio, poco prima della sua tragica fine, in cui disse pubblicamente che si scusava con Scopelliti per aver tradito i suoi valori. In ogni caso, ha ribadito l’avvocato Labate, non è stato provato il concorso di Scopelliti nel reato. Il sindaco firma il bilancio unicamente per il potere di rappresentanza dell’ente, tant’è che Giuseppe Raffa nella qualità di sindaco facente funzioni non è mai stato indagato, ha argomentato ancora l’avvocato Labate.
Dopo l’arringa dei difensori di Scopelliti, difeso dagli avvocati Aldo Labate ed Enrico Giarda, è stato il turno degli avvocati dei tre membri del collegio dei revisori dei conti, Carmelo Stracuzzi, Domenico D’Amico e Ruggero Ettore De Medici, imputati di falso e condannati in primo grado a 3 anni e 6 mesi di reclusione ciascuno. Il pg Alberto Cianfarini nella scorsa udienza ha chiesto la conferma delle condanne per tutti gli appellanti. Già oggi avrebbe potuto concludersi il processo. In tarda serata, il collegio presieduto da Adriana Costabile, con a latere Varrechione e Giacobello, ha rinviato l’udienza al 22 dicembre.
La sentenza, inevitabilmente, non è solo sulla persona di Scopelliti ma anche sul suo “modello Reggio” che aveva conquistato percentuali bulgare in città. Probabilmente anche giovedì ci saranno solo pochi amici ad attendere il verdetto accanto a “Peppe”. In caso di assoluzione, poi, forse saranno in tanti a riscoprirsi “Scopelliti boys”; in caso di condanna, invece, più di qualcuno giurerà di non esserlo mai stato.